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21 dicembre 2011 3 21 /12 /dicembre /2011 01:06

Il nostro sindaco di mestiere fa l’architetto. È anche ben ammanicato con i grossi promotori immobiliari locali che negli ultimi decenni hanno messo le mani sulla città. La questione non è di poco conto e ha già indotto alcuni osservatori a sollevare dubbi sulla compatibilità dei due ruoli. Specialmente nel momento in cui il Comune si appresta a rivedere il suo Piano Regolatore.

La recente faccenda di via Peri sembra fatta apposta per illustrare i problemi posti da questa situazione. La riassumiamo.

Ai numeri civici 11/13 di via Peri è in corso da due anni - in base a un progetto dell’Archiconsult di Giorgio Giudici - la riattazione di uno storico edificio che dovrebbe essere tutelato, in origine il convento Seicentesco di Santa Caterina. Logico che in casi simili si cerchi di tutelare l’interesse pubblico cercando di arginare l’eventuale ingordigia dei promotori. È quello che devono aver pensato i consiglieri comunali di vari partiti che già il 9 maggio 2009, a ristrutturazione non ancora iniziata, inoltrarono un’interrogazione al Municipio ponendo precise domande. L’esecutivo rispose il 21 luglio a firma Giorgio Giudici (il progettista?) rassicurandoli che non c’era nulla da temere perché tutto veniva fatto secondo le norme vigenti. Quindi i lavori iniziarono con buona pace di tutti.

Ma il 12 ottobre scorso La Regione informa che il cantiere è stato bloccato per decisione del Cantone. Cos’è successo? Avendo notato che il progetto iniziale era stato cambiato nel corso dei lavori (nuove aperture e modifica del tetto), il 1° luglio un confinante ne informò l’Ufficio tecnico comunale: non ottenne risposta. Poi riceve una comunicazione del Municipio secondo cui, dopo controlli effettuati, tutto risulta a norma. Però poco dopo il sindaco-architetto e i promotori inoltrano al Comune una domanda di sanatoria per lavori già eseguiti (i portici a pianterreno e un appartamento ricavato nel sottotetto) non conformi al progetto presentato per la licenza di costruzione. A questo punto il confinante ricorre al Consiglio di Stato, denunciando le negligenze dell’amministrazione comunale; il governo cantonale gli dà ragione e blocca i lavori in attesa di verifiche.

Due mesi dopo 20 minuti afferma che per le irregolarità riscontrate in via Peri il Municipio da lui presieduto ha comminato all’architetto Giudici una sanzione pecuniaria di 100.000 franchi. Subito l’architetto Giudici smentisce la notizia  e pochi minuti dopo il suo Municipio precisa che “l’oggetto è tutt’oggi all’esame dell’Esecutivo”. Pochi giorni dopo 20 minuti lascia intendere che la sua fonte d’informazione sarebbe un municipale o un funzionario comunale.

A questo punto la questione ritorna in Consiglio Comunale con un’interrogazione di Melitta Jalkanen (Verdi) e Giordano Macchi (PLR). Le loro domande, a cui finora il Municipio non ha risposto, sono precise e sollevano diversi interessanti problemi. Per esempio: se nel 2009 Giudici era già il progettista della ristrutturazione, come mai gli è stato permesso di autocertificarsi? Oppure quello della possibile sanzione pecuniaria. Per i comuni mortali 100.000 franchi possono sembrare molti, ma in realtà si tratta di una cifra irrisoria rispetto all'eventuale bene ottenuto illegalmente - un prestigioso appartamento nel centro della city luganese - che per difetto dovrebbe valere almeno dieci volte tanto. La questione è dunque complessa e per il Municipio, in evidente imbarazzo, non facile da dipanare. O forse un'idea ce l’ha già, forse una simbolica nanomulta (magari proposta da Giuliano Bignasca), difficile però da far digerire al popolo e quindi da comunicare al momento più propizio (perché non a Capodanno, tra i botti dello champagne?); è quello che lascia intuire una recente dichiarazione televisiva del vice-sindaco Erasmo Pelli, che non riesce a capire come si possa fare tanto chiasso per una multa di 1000-2000 franchi. La Regione, “per mettere ordine in solaio”, spiega la complessità dell’iter decisionale, nel quale anche il Cantone potrebbe avere la sua parola da dire. Vedremo.

Intanto però abbiamo notato che questa storia, che abbiamo rischiato di non conoscere, è stata diffusa dalla stampa che fa capo all’editore bellinzonese Giacomo Salvioni. Il Corriere del Ticino schiva l’oliva e, se proprio deve, ne parla a denti stretti. Il Giornale del Popolo, ironizzando, fa l’uregiatt. Sul Mattino della domenica e 10 minuti, solitamente sbraitanti, un eloquente silenzio. Si può quindi pensare che si tratti solo di un regolamento di conti tra radicali e liberali dell’ex-partitone, oppure di una coda dei recenti scontri elettorali tra centrodestra e centrosinistra, forse addirittura del risorgere dell’atavica diffidenza tra Sopra- e Sottoceneri. C’è certo del vero in questo, ma se si trattasse solo di questo non ci interesserebbe più di quel tanto. Ci interessa invece la corretta applicazione di leggi e regolamenti che i controllori non dovrebbero essere i primi a trasgredire.

Di fronte a storie simili viene da dire; cose dell’altro mondo, di altri tempi! Invece questo pasticciaccio avviene oggi a Lugano.

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