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7 luglio 2010 3 07 /07 /luglio /2010 06:51

Il messaggio del Municipio (vedi qui) sulla mozione Arigoni “Giù le mani da Gandria!” riguarda sostanzialmente la questione tecnica del Piano regolatore (PR). Arigoni chiede a) una “zona di pianificazione” sulle parcelle delle palazzine (in pratica la sospensione del PR sul comprensorio per due anni) e b) di togliere l’edificabilità per adibire le parcelle a “zona verde” (vedi qui). Noi sosteniamo la prima parte della mozione e auspichiamo che sia estesa a tutto il comprensorio del nucleo, ma riteniamo intempestiva la seconda parte: non siamo contro una “zona verde”, però crediamo che il concorso di idee che stiamo organizzando, senza escluderla, possa aprire anche altre interessanti prospettive. Gli autori del PR di Gandria (vedi la dichiarazione dell’architetto Giovanni Buzzi all’emissione Falò del 28.8.2008) dicono che dopo la fusione con Lugano il loro lavoro è diventato obsoleto e dev’essere rifatto. Invece il Municipio lo ritiene ancora valido anche se riconosce “che sussiste l'opportunità per un prossimo aggiornamento”. La maggioranza della Commissione pianificazione del CC (vedi qui) invita il Municipio (cui spetta la competenza) a stabilire una “zona di pianificazione” sulle parcelle delle palazzine e a rivedere il PR in relazione alla situazione nata con la fusione. La minoranza della Commissione (vedi qui) respinge la “zona di pianificazione”, predilige la ridefinizione del “piano di quartiere” e chiede di “promuovere immediatamente la revisione completa del PR di Lugano, sezione Gandria”.

Quanto sono tortuose le vie della politica! In parole povere ognuno sa - chi più, chi meno - che il PR di Gandria va rifatto, ma nessuno ha il coraggio di prendere l’iniziativa. La minoranza della commissione - di cui peraltro apprezziamo la completezza di argomentazione - è contraddittoria quando respinge la “zona di pianificazione” richiedendo l’immediata revisione del PR; la miglior garanzia per la sua immediata revisione sta proprio nel sospenderlo per l’intero comprensorio  del nucleo di Gandria. La proposta di rivedere il “piano di quartiere” ci appare subdola: tutti sanno ma nessuno dice che per evitare la spesa dell’esproprio materiale delle parcelle, il Municipio vuole ridurre della metà la volumetria delle palazzine (sarebbe già una parziale revisione del PR). Se tutto si riducesse a questo sarebbe troppo fumo per poco arrosto. Ma se per finire fosse solo una questione di soldi, parliamo pure di soldi.

In base a varie considerazioni si può ritenere che l’esproprio materiale al proprietario non dovrebbe richiedere più di tre milioni di franchi. Non è cifra proibitiva per la Città di Lugano, anche ritenendo la proposta della minoranza della Commissione di chiamare alla cassa il Cantone e la Confederazione (che hanno le loro responsabilità): per quanto riguarda il Cantone una mozione in tal senso è già pendente da due anni in Gran Consiglio (vedi qui). Sappiamo che tutto nasce da un pasticcio combinato dal Comune autonomo di Gandria e che in questo la Città di Lugano non ha responsabilità proprie; si può capire che si mostri restia quando viene chiamata a sistemare i cocci. Però, suvvia!, il costo è tutt’altro che proibitivo e non sarebbe un tabu qualora il caso si presentasse. A meno che su quei terreni fossero in agguato appetiti incofessabili ...

Per finire. Ci sembra che il messaggio del Municipio manchi del coraggio e della lungimiranza che sarebbe lecito aspettarsi da chi governa gli affari pubblici. Apprezziamo però alcune aperture che potrebbero aprire la strada allo sviluppo e alla salvaguardia del bene comune di Gandria. Il Municipio “è ben cosciente dell'importanza e della delicatezza del nucleo di Gandria e considera che il villaggio sia, dal profilo paesaggistico, storico, architettonico e culturale, uno dei fiori all'occhiello della Città, di grande valenza, anche turistica”; “segue con interesse l'iniziativa dell'Associazione VivaGandria, che intenderebbe promuovere un concorso di idee o uno studio di fattibilità paesaggistico che, nelle intenzioni dell'Associazione, coinvolgerebbe non solo l'area in questione, bensì anche il nucleo, le aree circostanti e l'accesso carrozzabile a partire dalla strada cantonale” e “attende altresì con interesse gli approfondimenti in corso da parte del Cantone, e segnatamente dell'Ufficio dei beni culturali, circa l'ipotesi di una tutela del nucleo di Gandria sul piano cantonale”. Sono parole che ricordano quelle dei gandriesi nella loro petizione del 2008 al Consiglio di Stato: “Non si vuole museificare Gandria, impedire nuove costruzioni o trasformazioni, inibire l'evoluzione del paese; si vuole invece porre l'accento sulla protezione dei valori esistenti, sulla necessità di proteggere l'intero insediamento e le sue immediate adiacenze e nel contempo valorizzare il suo patrimonio edificato con interventi mirati e di qualità”. Ci auguriamo che nella seduta del 12 luglio, quando discuterà la mozione Arigoni, il Consiglio Comunale sappia dare il giusto peso a queste assonanze.

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