Pochi giorni fa abbiamo segnalato il Messaggio del Consiglio di Stato che propone al parlamento di respingere la mozione Savoia e altri per l’acquisto del terreno sul quale dovrebbero sorgere le palazzine di Gandria. L’esecutivo ritiene che per lo Stato l’acquisizione “comporterebbe un impegno economico e l’assunzione di un ruolo “imprenditoriale” che sarebbero molto vasti”. Un’enunciazione che ci sembra discutibile. L’investimento di un paio di milioni è molto per il Cantone? La compera di un terreno di interesse pubblico denota un improprio ruolo imprenditoriale dello Stato?
Ci sono peraltro ragioni che giustificherebbero un ruolo attivo del Cantone in questa faccenda. Ricordiamo brevemente i fatti che hanno portato all’attuale situazione:
- il 24.2.1992 l'Assemblea comunale di Gandria adotta il PR del Comune che prevede di
creare, sui terreni in oggetto, una “Zona di interesse comunale “ (ZIC). Nelle intenzioni
del Municipio, approvate dall'Assemblea, il comune avrebbe dovuto acquistare questi
terreni per metterli in seguito a disposizione di persone desiderose di portare il loro
domicilio a Gandria. Obiettivo delle Autorità comunali era di arrestare il progressivo
spopolamento del Comune.
- il 10.2 1993 il Consiglio di Stato approva il PR di Gandria comprendente la zona ZIC.
- il 5.5.1993 il Consiglio di Stato concede a Gandria un sussidio di 149'340.- franchi per
l'acquisto dei fondi ZIC di 2'489 mq valutati complessivamente fr 746'000.-.
- 1995: il Municipio presenta un Messaggio municipale con la richiesta di un credito di fr
1'100'000.- per l'acquisto dei terreni ZIC. Il Messaggio prevede di edificare 2'500 mq di
SUL.
- 8.5.1995 l'Assemblea comunale boccia il Messaggio municipale sulla base di un rapporto
della Commissione della Gestione. La zona ZIC non può dunque essere realizzata.
- 9.10.1995: il Municipio di Gandria presenta una variante di PR al Dipartimento per esame
preliminare. La variante propone tre possibilità:
A) Mantenere il Piano di quartiere senza vincoli pubblici. Nella sua risposta, del
23.11.1995, il Dipartimento ritiene fattibile questa proposta;
B) Creare una zona di risanamento secondol'art. 11 NAPR. Il Dipartimento non approva
questa variante;
C) Mantenere la superficie libera da costruzioni e lasciare gli orti. Il Dipartimento
approva questa variante perché assolve alla funzione di protezione e valorizzazione
del nucleo e del contesto paesaggistico.
Il Municipio di Gandria, fra le tre proposte, sceglie quella che prevede di mantenere il
Piano di quartiere senza vincoli pubblici, definita fattibile dal Dipartimento, e allestisce il
relativo messaggio.
- il 12.2.1996 l'Assemblea comunale approva il Messaggio municipale che prevede l'art. 20
delle NAPR.
- 29.5.1996: il Consiglio di Stato approva la variante di PR con l'art. 20 NAPR.
Il CdS motiva la sua decisione con la “volontà di salvaguardare uno degli
obiettivi ritenuti prioritari, segnatamente quello volto a favorire una ripresa demografica
con un controllo dell'edificazione compatibile con l'intento di salvaguardare l'assetto e
l'immagine del nucleo.”
(la cronologia è tratta dal rapporto di minoranza della Commissione della Pianificazione del CC di Lugano sulla poi respinta mozione Arigoni “Giù le mani da Gandria!”: NAPR sta per Norme di Attuazione del Piano Regolatore).
Possiamo constatare che il pasticcio che ora si tratta di sbrogliare è stato combinato dall’allora Comune autonomo di Gandria. Ma anche il Cantone ci ha messo del suo, peccando perlomeno di negligenza al suo ruolo di sorveglianza nel periodo 1995-96. Ora Gandria, aggregata a Lugano, non può più essere chiamata alla cassa, ma al Cantone può essere chiesto di riparare ai suoi errori. Errori che è stato il primo a riconoscere, quando nel 2009 ha respinto la richiesta di fattibilità per le palazzine “per motivi d’inserimento paesaggistico”: una decisione supportata da nette prese di posizione delle Commissioni federale e cantonale del paesaggio che concordano nell’escludere ogni edificazione sulle parcelle. D’accordo, non parliamo degli stessi governi - e la capriola si può capire - ma pur sempre del governo dello stesso Cantone.
Il buon senso vorrebbe che ora si uscisse in modo elegante da questa ormai annosa vicenda: il Cantone dovrebbe concorrere all’acquisto del terreno insieme al Comune di Lugano. Certo Lugano non ha responsibilità proprie in questa faccenda, a parte l’incongruenza di un architetto-sindaco che firma un progetto poi sconfessato dal suo stesso municipio perché non conforme al Piano regolatore. Ma ha “ereditato” Gandria e darebbe segno di lungimiranza assicurandosi un terreno di interesse pubblico; come fece cent’anni fa acquistando il Parco Ciani, come fece Castagnola nel 1963 acquistando il parco San Michele, come sta facendo oggi Mendrisio con il parco di Villa Argentina.