Caro Sindaco,
la sua recente intervista sul Corriere del Ticino è senza dubbio stupefacente.
Pensiamo che le questioni del bello, del bene e della democrazia sono intimamente interconnesse e hanno grande rilevanza nella storia del pensiero. Ciononostante, in questa sede, non vogliamo entrare nel merito delle sue considerazioni, che non condividiamo, sulla difesa del patrimonio architettonico di Lugano, ma venire al suo modo di concepire la politica, la democrazia, il rapporto tra eletti e elettori.
A Gandria lei si è “stufato” per non essere riuscito a far passare un suo progetto, per la verità non brillante. A suo dire le persone che aderiscono alla nostra Associazione (e alle altre sorte in città) non sono in “buona fede”, sono malate di “protagonismo”, “sprovvedute”, sono “sempre negative, sempre contro, sempre critiche...” ed esprimono solo “astio”. Più in generale, partendo da quelle premesse, lei ritiene che pianificare la città coinvolgendo i cittadini sia “una follia totale” che “uccide la democrazia”.
Allora vorremmo ricordarle come ci siamo mossi in questi ultimi tre anni a Gandria.
- 8.10.2008: quando lei ha introdotto il progetto delle note palazzine non abbiamo criticato ma abbiamo promosso una petizione al Consiglio di Stato per la protezione integrale di Gandria: due terzi dei cittadini l’hanno sottoscritta. Attualmente ha superato lo scoglio della Commissione dei beni culturali ed è al vaglio dell’ufficio cantonale che dovrà fornire il preavviso per la decisione del governo.
- 5.11.2009: le abbiamo inviato una lettera proponendo, tra l’altro “di far allestire un inventario rapido del contesto culturale/paesaggistico di Gandria” per porre un freno al degrado quotidiano - anche per mano pubblica - del delicato tessuto del villaggio. Per questo progetto, come abbiamo avuto occasione di esporre a un membro dei municipio, offrivamo un modello, la collaborazione dell'Ufficio cantonale dei beni culturali e una direzione scientifica di qualità. Ma la proposta non è stata accolta.
- 19.11.2009: abbiamo organizzato una conferenza/dibattito con relatori qualificati - “di spessore”, direbbe lei - e folto pubblico per discutere del tema “Gandria: nucleo da salvaguardare?”. Il Municipio ha delegato ufficialmente l’architetto Marco Hubeli, responsabile della pianificazione comunale, per cui sa che dal dibattito sono scaturiti suggerimenti interessanti da prendere in considerazione.
- 26.7.2010: abbiamo proposto al Municipio la partecipazione della Città a un Mandato di studio parallelo per la tutela e la valorizzazione architettonica e ambientale dell'antico villaggio di Gandria. Il Cantone lo desiderava, la SIA e la FAS - società di architetti e ingegneri - ne avevano approvato il bando e volevano patrocinarlo, garantendo anche la pubblicazione e la mostra dei risultati. La STAN aveva aderito. L’allora capo Dicastero del territorio Paolo Beltraminelli e l’architetto Marco Hubeli avevano espresso il loro accordo di principio, il Municipio diceva di seguire “con interesse l'iniziativa dell'Associazione VivaGandria”. Due giorni dopo la maggioranza municipale in cui si riconosce ha declinato frettolosamente l’offerta, senza comunicare ai municipali il testo del mandato - elaborato da architetti “di spessore” - e senza inoltrarlo per esame, come consueto, ai competenti uffici amministratvi. Un’occasione mancata, che avrebbe permesso fra l’altro di affrontare quello che lei considera “il vero sfregio di Gandria, quell'autosilo sopra la testa: osceno, oppressivo”. Su questo punto siamo totalmente d’accordo con lei: allora perché non affrontare insieme il problema?
Siamo forse degli “sprovveduti” ma ci sembra di potere onestamente dire di aver sempre avanzato proposte positive e concrete. Questo e altre attività più capillari, storiche, culturali, sociali.., è ciò che abbiamo il piacere di fare “a favore della collettivita”.
E lei perché è così critico? Così negativo? In questo modo rischia di innescare un drammatico scenario fin de règne. La storia insegna che quando i governanti incensano i cittadini c'è odore di tirannia nascente e quando li insultano c'è odore di tirannia in declino. Ma siamo convinti che presto o tardi si aprirà anche a Lugano lo spazio della relazione, la politica del dialogo tra autorità e cittadini; quella per esempio sperimentata in città come Zurigo, con grande guadagno di intelligenza collettiva e beneficio per il tessuto e la progettualità sociale e urbana.
Se dubita veramente della nostra “buona fede” la invitiamo a venire a discutere da noi e l’aspettiamo fiduciosi. Potrà facilmente rendersi conto che il nostro interesse è per una città bella e vivibile e che per questo possiamo mettere a disposizione idee, creatività e savoir-faire.
Cordialmente,
VivaGandria