Dopo la sconfessione del Municipio da parte della Commissione pianificazione sulla questione del patrimonio architettonico da proteggere (il Consiglio comunale dovrebbe pronunciarsi tra un paio di settimane) anche Giuliano Bignasca, che certo se ne intende, si è messo a sbraitare contro la "cementificazione di Lugano" e chiede "zone di pianificazione". Il gruppo della Lega in CC ha già deposto una mozione per chiedere un Baustopp di 3-5 anni, dato che "il PR e le norme di attuazione vigenti" sono "ormai superati".
Va bene, meglio tardi che mai. Ci chiediamo peraltro dove fossero i municipali e i consiglieri leghisti in questi ultimi tre anni; appena il 16 novembre scorso si erano infatti schierati compatti contro una mozione che intendeva impedire la cementificazione di Gandria.
La revisione del piano regolatore di Lugano è chiesta da diversi anni con insistenza da una nebulosa trasversale di rappresentanti di quasi tutti i partiti. Ma finora non se ne è fatto niente. A questo punto c'è da chiedersi se la figura di un architetto che controlla lavori per decine di milioni nell'area luganese sia compatibile con la carica di sindaco, che ovviamente ha molta voce in capitolo nell'ambito della pianificazione comunale. Può sorgere il dubbio che gli interessi privati dell'architetto Giudici non siano estranei al ritardo con cui si affronta la questione. Certo è solo un dubbio, ma trattandosi di una realtà che comporta affari per centinaia di milioni di franchi anche il semplice sospetto è già di troppo. Si parla molto di conflitto di interessi negli affari della vicina Repubblica; bisognerebbe cominciare a guardare in casa nostra. Al momento di dare avvio al dibattito sulla revisione del piano regolatore sarebbe forse opportuno che il sindaco Giudici - era già nell'esecutivo luganese prima che Mubarak, Gheddafi e Ben Ali assumessero il potere nei loro rispettivi paesi - facesse un passo indietro, come gli chiede timidamente anche il suo partito.
La revisione del PR è oggi assolutamente necessaria. La richiede il processo di aggregazione comunale di questi ultimi anni, perché non è decoroso né ammissibile che lo sviluppo della nuova città sia affidato a un patchwork di piani particolari. E lo richiede soprattutto la nuova sensibilità per la salvaguardia del territorio di una larga fetta della popolazione luganese, non più incline ad accettare regolamenti definiti oltre vent'anni fa, che concedono ampio margine alla speculazione e alla fregola di cementificazione. Ora, se alle parole seguissero i fatti, la necessaria maggioranza per ottenere la revisione del PR in consiglio comunale dovrebbe esserci. E - con due leghisti, un socialista e un PPD - ci sarebbe anche in Municipio la maggioranza per decretare zone di pianificazione nei casi più urgenti. Uella!