Oggi il lago è soprattutto luogo di svago e di ristoro, un luogo per fare il bagno e sfuggire alla canicola, dove scorrazzare con rombanti motoscafi o barche a motore e a remi, magari per visitare i pochi superstiti grotti (si fa per dire), dove pescatori dilettanti, in barba ai cormorani, vengono a sorprendere persici e lucci. Una realtà sempre cangiante, nel colore che varia dall'azzurro cupo dell'inverno al verde smeraldo dell'estate, dalle sfumature di grigio sovrapposte nelle giornate nebbiose o nel tremolante luccichìo in quelle di sole, a volte liscio come l'olio, a volte sconvolto e agitato dall'impetuosa porlezzina.
Un tempo il lago era invece luogo di vita e di lavoro, un viavai di cumball che trasportavano pietre e calce per costruire Lugano, di barche ad arcioni per portare le vacche al pascolo, per trasportare il fieno, la legna e il vino o le primizie per il mercato cittadino. C'erano soprattutto i pescatori professionisti che gettavano le loro reti di sera e passavano la notte in barca ad aspettare i pesci. Pochi giorni fa La Regione ha pubblicato un breve articolo che ricorda quella realtà; ve lo proponiamo con piacere e un po' di nostalgia.
Un giorno di bucato sulla riva granda di Gandria