9 ottobre 2009
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Tempo fa avevamo segnalato il preavviso della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP).
Ora siamo entrati in possesso dell'opposzione dal Dipartimento del territorio, del 27 febbraio 2009, contro il rilascio da parte del municipio di Lugano della licenza edilizia per le famose palazzine. Lo mettiamo in linea perché si tratta di un documento importante, che mette diversi puntini sulle i e consente a tutti di farsi un'opinione con cognizione di causa.
In merito ci permettiamo alcune considerazioni.
1. L'opposizione contiene estratti delle prese di posizione, finora inedite, delle due commissioni cantonali chiamate ad esprimersi. La commissione cantonale del paesaggio (CP) ha presentato il suo rapporto già nel luglio 2008, prima della CFNP; ha quindi espresso un giudizio autonomo e non subordinato, come si è cercato di far credere, a quello della commissione federale. La CP ritiene che Gandria presenta "un'immagine che può essere definita compiuta e assume il valore di un monumento" e invita ilmunicipio di Lugano a rivedere la scelta pianificatoria della zona perché "le motivazioni a sostegno di tale scelta adottata allorquando il comune di Gandria non era stato aggregato a Lugano, appaiono oggi non più sostenibili". L'Ufficio e la Commissione dei beni culturali (CBC) si dichiarano incompetenti, perché Gandria non è ancora "sottoposto a vincoli ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997". La decisione dipende dall'esame, ancora in corso, della nostra petizione ma nella sostanza la CBC "condivide senza riserve la presa di posizione dell'Ufficio della natura e del paesaggio".
2. Dal canto suo il Dipartimento solleva la questione di quello che possiamo definire "l'inghippo del 1996". Nel 1993 Gandria si era data un piano regolatore (PR) che prevedeva all'articolo 20 l'edificabilità delle parcelle "sotto Balbin", prima zona agricola, per edifici abitativi che il comune intendeva costruire. Tenendo conto della particolare situazione di Gandria, già allora il Consiglio di Stato lo concesse a denti stretti, specificando che "ogni intervento doveva essere sorretto da un forte interesse pubblico". Fu allestito un progetto di massima, ma nel 1995 l'Assemblea comunale rifiutò il credito per la progettazione di dettaglio. Nel 1996 l'articolo 20 del PR fu quindi modificato: l'area di "interesse comunale" diventò una zona di "edificazione intensiva" dove si poteva costruire in base a un "piano di quartiere". Il Consiglio di Stato, non nascondendo una certa reticenza, accettò "la variante adottata dall'Assemblea comunale [che] prevede l'abbandono dei vincoli a carico dell'ente pubblico, demandando ai privati la realizzazione dei contenuti insediativi. In questo modo si è inteso salvaguardare uno degli obiettivi generali ritenuti prioritari, segnatamente quello volto a favorire una ripresa demografica, con un controllo formale dell'edificazione compatibile con l'intento di salvaguardare l'assetto e l'immagine del nucleo. In concreto si è ripresa l'impostazione pianificatoria già definita dal vigente PR". A quel tempo le parcelle appartenevano a cinque diversi proprietari, poi l'ultimo sindaco di Gandria si assicurò l'intera proprietà e nel 2008 presentò il progetto di palazzine firmato dal sindaco di Lugano.
3. Oggi tre commissioni e un Dipartimento ritengono che le esigenze allora avanzate da Gandria non sussitono più e invitano il municipio di Lugano "a valutare se le motivazioni a suo tempo addotte per giungere all'attuale situazione piaificatoria siano tutt'oggi ancora valide in particolare alla luce anche dei recenti processi di aggregazione". Cosa fa il municipio? Respinge ovviamente il progetto, anche per togliersi dall'imbarazzo derivante dalla scelta del sindaco (che nel frattempo si è ritirato) di mescolare interessi pubbliici e privati in questa faccenda. Lo fa nel corso di una riunione sbrigativa durante la quale non entra nel merito della questione, non dice cosa vuole ma lascia filtrare ufficiosamente che "sotto Balbin" si potrà ancora costruire anche se con minor volumetria. In buona sostanza: se ne frega assolutamente dell'invito rivoltogli. Per chi amministra la cosa pubblica è grave omissione. Questa indifferenza, questa mancanza di considerazione, Gandria la paga ogni giorno, con le ferite dovute a sconsiderati interventi pubblici e privati, uno strisciante micro-degrado che ne deturpa progressivamente il volto.
4. Dato che di queste cose dovrà discutere prossimamente il consiglio comunale (in merito a una mozione di Alessio Arigoni) noi auspichiamo fin da ora che, in attesa della decisione cantonale sulla nostra petizione, il municipio proponga in tempi brevi un inventario dell'insediamento sul tipo di quello, utilissimo, allestito da Carona già nel 2004.
Ora siamo entrati in possesso dell'opposzione dal Dipartimento del territorio, del 27 febbraio 2009, contro il rilascio da parte del municipio di Lugano della licenza edilizia per le famose palazzine. Lo mettiamo in linea perché si tratta di un documento importante, che mette diversi puntini sulle i e consente a tutti di farsi un'opinione con cognizione di causa.
In merito ci permettiamo alcune considerazioni.
1. L'opposizione contiene estratti delle prese di posizione, finora inedite, delle due commissioni cantonali chiamate ad esprimersi. La commissione cantonale del paesaggio (CP) ha presentato il suo rapporto già nel luglio 2008, prima della CFNP; ha quindi espresso un giudizio autonomo e non subordinato, come si è cercato di far credere, a quello della commissione federale. La CP ritiene che Gandria presenta "un'immagine che può essere definita compiuta e assume il valore di un monumento" e invita ilmunicipio di Lugano a rivedere la scelta pianificatoria della zona perché "le motivazioni a sostegno di tale scelta adottata allorquando il comune di Gandria non era stato aggregato a Lugano, appaiono oggi non più sostenibili". L'Ufficio e la Commissione dei beni culturali (CBC) si dichiarano incompetenti, perché Gandria non è ancora "sottoposto a vincoli ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997". La decisione dipende dall'esame, ancora in corso, della nostra petizione ma nella sostanza la CBC "condivide senza riserve la presa di posizione dell'Ufficio della natura e del paesaggio".
2. Dal canto suo il Dipartimento solleva la questione di quello che possiamo definire "l'inghippo del 1996". Nel 1993 Gandria si era data un piano regolatore (PR) che prevedeva all'articolo 20 l'edificabilità delle parcelle "sotto Balbin", prima zona agricola, per edifici abitativi che il comune intendeva costruire. Tenendo conto della particolare situazione di Gandria, già allora il Consiglio di Stato lo concesse a denti stretti, specificando che "ogni intervento doveva essere sorretto da un forte interesse pubblico". Fu allestito un progetto di massima, ma nel 1995 l'Assemblea comunale rifiutò il credito per la progettazione di dettaglio. Nel 1996 l'articolo 20 del PR fu quindi modificato: l'area di "interesse comunale" diventò una zona di "edificazione intensiva" dove si poteva costruire in base a un "piano di quartiere". Il Consiglio di Stato, non nascondendo una certa reticenza, accettò "la variante adottata dall'Assemblea comunale [che] prevede l'abbandono dei vincoli a carico dell'ente pubblico, demandando ai privati la realizzazione dei contenuti insediativi. In questo modo si è inteso salvaguardare uno degli obiettivi generali ritenuti prioritari, segnatamente quello volto a favorire una ripresa demografica, con un controllo formale dell'edificazione compatibile con l'intento di salvaguardare l'assetto e l'immagine del nucleo. In concreto si è ripresa l'impostazione pianificatoria già definita dal vigente PR". A quel tempo le parcelle appartenevano a cinque diversi proprietari, poi l'ultimo sindaco di Gandria si assicurò l'intera proprietà e nel 2008 presentò il progetto di palazzine firmato dal sindaco di Lugano.
3. Oggi tre commissioni e un Dipartimento ritengono che le esigenze allora avanzate da Gandria non sussitono più e invitano il municipio di Lugano "a valutare se le motivazioni a suo tempo addotte per giungere all'attuale situazione piaificatoria siano tutt'oggi ancora valide in particolare alla luce anche dei recenti processi di aggregazione". Cosa fa il municipio? Respinge ovviamente il progetto, anche per togliersi dall'imbarazzo derivante dalla scelta del sindaco (che nel frattempo si è ritirato) di mescolare interessi pubbliici e privati in questa faccenda. Lo fa nel corso di una riunione sbrigativa durante la quale non entra nel merito della questione, non dice cosa vuole ma lascia filtrare ufficiosamente che "sotto Balbin" si potrà ancora costruire anche se con minor volumetria. In buona sostanza: se ne frega assolutamente dell'invito rivoltogli. Per chi amministra la cosa pubblica è grave omissione. Questa indifferenza, questa mancanza di considerazione, Gandria la paga ogni giorno, con le ferite dovute a sconsiderati interventi pubblici e privati, uno strisciante micro-degrado che ne deturpa progressivamente il volto.
4. Dato che di queste cose dovrà discutere prossimamente il consiglio comunale (in merito a una mozione di Alessio Arigoni) noi auspichiamo fin da ora che, in attesa della decisione cantonale sulla nostra petizione, il municipio proponga in tempi brevi un inventario dell'insediamento sul tipo di quello, utilissimo, allestito da Carona già nel 2004.