La settimana scorsa è morto Erico Besomi: come sua abitudine se n’è andato con discrezione dopo una lunga malattia. Una malattia che gli concedeva rari momenti di tranquillità, nel corso dei quali abbiamo avuto modo di apprezzarlo. Era di carattere dolce, schivo e quasi umile, ma aveva una grande perseveranza. Dobbiamo in gran parte a lui se, dopo tre secoli di abbandono, a Gandria nel 2001 si è ripresa la coltivazione degli olivi. Era stato tra i fondatori dell’Associazione amici dell’olivo e in questi ultimi 3 anni, malgrado il suo grave stato di salute, non ha mai mancato di presenziare alla giornata della raccolta delle olive e al mercatino di Natale per la vendita dell’olio. Di professione tecnico edile, l’olivicoltura era diventata la sua grande passione e a Gandria e agli olivi ha dedicato ben tre libri, preziosi e riccamente illustrati. In Ritruvá i nòss radís, del 2005, aveva proposto un’utile ricerca iconografica e toponomastica su Gandria. Nel 2008 ha pubblicato Dai ulív vécc ai bütt növ, in cui ritraccia la storia dell’olivo, illustra le tecniche di coltivazione e descrive le specie utilizzate negli oliveti sperimentali della costiera Gandria-Castagnola. L’òr giald da Gandria del 2010 passa invece principalmente in rassegna, con interessanti ricette, le qualità nutritive e gastronomiche dell’olio d’oliva. Nel 2008 aveva stipulato una convenzione con l’Archivio di Stato del Cantone Ticino che si occuperà della conservazione e della gestione dei materiali da lui raccolti per le sue ricerche. Buon viaggio Erico!