Lunedì 15 o (in mancanza di tempo) martedì 16 novembre il Consiglio comunale di Lugano dovrebbe finalmente decidere il destino della mozione di Alessio Arigoni "Giù le mani da Gandria!" (vedi qui per l'ordine del giorno del CC). La mozione vuole impedire la costruzione delle ormai famose palazzine firmate dal sindaco Giorgio Giudici con la trasformazione in zona verde dell'area in questione. Ricorderete che Arigoni aveva avanzato la sua proposta nel giugno 2008: sono trascorsi due anni e mezzo e se nel frattempo il progetto non fosse già stato respinto due volte le palazzine sarebbero già quasi a tetto, prima che la mozione che voleva impedirle potesse essere discussa. Si prevede peraltro che la stessa verrà respinta, perché il municipio e i partiti (a parte socialisti e verdi che la sostengono) si sono già espressi, più o meno ufficialmente (dato l'imbarazzo imperante), in tal senso.
Ironia della sorte, domani il Municipio si presenta in aula con un messaggio in cui boccia la mozione ma dichiara di seguire con interesse l'iniziativa di VivaGandria per un concorso di idee sull'area toccata dalle costruzioni, concorso ben visto anche dal Cantone (pronto a sostenerlo) e da diverse organizzazioni di specialisti: peccato che in realtà abbia già mancato quella favorevole occasione declinando inspiegabilmente l'invito a fine luglio. Come sappiamo, quel concorso era indispensabile quale studio preliminare per capire cosa può e deve diventare Gandria. Si è invece preferito fare in modo che il Consiglio comunale dovesse decidere senza cognizione di causa.
Se la mozione Arigoni fosse, come probabile, respinta ciò non cambierebbe di molto le cose, lasciandole sostanzialmente come prima. Ma darebbe un brutto segnale; quello di un Consiglio comunale disposto a seguire ciecamente un Municipio che non dimostra di avere idee o proposte per la salvaguardia e lo sviluppo di Gandria. Per il bene del nostro villaggio sarebbe auspicabile che qualche consigliere comunale sapesse mostrare coraggio e lungimiranza uscendo dai ranghi per saltare gli steccati posti dai partiti.