Ce ne siamo stati zitti per un paio di mesi, ma con il ritorno della primavera si ritorna a nuova vita: vi proponiamo perciò alcune letture che, anche se un po’ noiose, possono essere utili.
Il 26 gennaio scorso il Gran Consiglio ticinese ha votato una modifica della Legge sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997 (LBC 1997); se n’è parlato poco ma ci riguarda abbastanza da vicino. Infatti gli articoli 53 cpv. 2 lett. b e 54 della LBC 1997 hanno imposto al Cantone e ai Comuni di aggiornare nell’ambito dei piani regolatori o di quello direttore cantonale la protezione dei beni culturali immobili e dei perimetri di protezione entro il 31 ottobre 2007. Si sa che l’amministrazione macina lentamente e le procedure pianificatorie richiedono tempo: il lavoro è stato qua e là cominciato ma non è stato ancora portato a termine. In particolare il Cantone si è dotato di un "inventario dei beni culturali" che viene allestito e aggiornato da una sezione specifica dell’Ufficio dei beni culturali. Realizzato su base informatica è un importante strumento di conoscenza, ma ha un difetto fondamentale: registra i beni tutelabili ma non può statuire sulla loro protezione che, per legge, spetta ai Comuni o al Consiglio di Stato. Perciò il governo, dato che non è “possibile adempiere, dal punto di vista procedurale e formale, a quanto stabiliscono gli artt. 53 cpv. 2 lett. b e 54 cpv. 2 LBC 1997, e cioè che si possa giungere a inserire nei piani regolatori o in altri documenti pianificatori i beni culturali d'interesse cantonale e locale entro il termine a suo tempo iscritto nelle citate norme”, per evitare un vuoto giuridico ha proposto la modifica dei due articoli per salvare almeno le disposizioni previste dalla Legge sui monumenti storici del 1946! Sembra di sognare, invece è un incubo; chi volesse saperne di più veda qui il messaggio governativo e qui il rapporto della commissione del Gran Consiglio).
Commenti a parte sembra comunque che anche al governo sia ormai perfettamente chiaro che la protezione dei beni culturali risponda all’interesse del Cantone. Ma in questi tempi di crisi tutto dev’essere a costo zero: chissà perché se si devono salvare banche e fabbriche non si possa salvare anche il patrimonio storico-culturale, magari aumentando gli effettivi dell’Ufficio beni culturali. Oppure, considerando una situazione difficile da tenere sotto controllo, decretare almeno una moratoria durante la quale il Cantone possa applicare i risultati dell’ISOS. Il governo, come appare nella risposta del 18 febbraio 2009 alla mozione presentata da Raoul Ghisletta a nome del Partito socialista il 20 ottobre 2008 (vedi qui), sembra non volersi scostare dai binari scelti e ciò non ci convince del tutto. Del resto una recente interrogazione dei deputati verdi Savoia e Gysin su Villa Branca rilancia ancora il tema dell’inventario dei beni culturali, segno che il disagio non è solo nostro.
Insomma la situazione è complessa e per vederci un po’ più chiaro VivaGandria intende organizzare quanto prima una serata pubblica per discutere la questione con responsabili dell’Ufficio beni culturali e membri della Commissione cantonale dei beni culturali.