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8 settembre 2017 5 08 /09 /settembre /2017 11:44

Il 28 agosto scorso il Tribunale federale ha emesso l'attesa sentenza sulle palazzine di Gandria, respingendo il ricorso di diritto amministrativo dell’architetto Lo Riso contro le precedenti decisioni comunali e cantonali.

Per la salvaguardia  di Gandria rappresenta certamente un passo importante, che chiude il primo capitolo di una lunga telenovela.

Chiuso questo capitolo se ne apre verosimilmente un altro, che meritava di essere aperto già dieci anni fa. Ricordiamo che nell’autunno 2008 i residenti di Gandria inoltrarono al CdS una petizione per chiedere la protezione integrale del villaggio ai sensi della Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali del 1997; sull’onda della petizione venne poi costituita la nostra associazione. Sono passati nove anni e il governo non ha mai dato risposta, nonostante la Costituzione riconosca ai cittadini il diritto di ottenerla “entro un termine ragionevole”. In seguito, nell’ambito di varie procedure, la Città di Lugano è stata invitata più volte dalle Commissioni federale e cantonale del paesaggio a modificare il Piano regolatore per il comparto sul quale dovevano sorgere le palazzine: senza esito. Sia il Cantone che il Comune hanno dunque abdicato alle loro prerogative politiche lasciando la patata bollente nelle mani del potere giudiziario: un brutto spettacolo.

Il 6 luglio scorso il consigliere comunale Giordano Macchi (e altri) ha inoltrato al Municipio un’interrogazione per chiedere al Municipio di utilizzare lo strumento della “zona di pianificazione” sul comparto e di valutare la questione di un possibile esprorio. Auspichiamo che, almeno questa volta, l’esecutivo comunale dia una celere risposta per farci sapere quali sono I suoi progetti per Gandria.

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