Tre anni fa il popolo svizzero ha approvato, con l’apporto determinante dei ticinesi, l’iniziativa UDC contro la cosiddetta immigrazione di massa. Ciò ha indispettito gli organi dell’Unione Europea che hanno minacciato di disdire i bilaterali, costringendo il parlamento svizzero a inventarsi una legge d’applicazione che prende per i fondelli la volontà popolare per compiacerli. L’UDC ha protestato ma, pensando a futuri vantaggi, ha evitato di andare oltre.
Il nostro concittadino e amico Nenad, con una mirata provocazione alla classe politique, in nome dei principi ha quindi deciso di lanciare il referendum in solitaria. I primi effetti della sua mossa sono esilaranti. L’UDC, compatta contro la legge in parlamento, rifiuta di sostenerlo. Il PPD in parlamento ha permesso di promulgare la legge ma la sua sezione ticinese appoggia il referendum. Invece il PS, che si proclama difensore del popolo, sconfessa un suo membro perché sotto sotto teme che il referendum possa avere successo. Ma la faccenda è seria: non si tratta di essere pro o contro l’immigrazione di massa, bensì della corretta interpretazione della volontà popolare. Se questo esempio fa scuola i diritti d’iniziativa e referendum diventano puri esercizi accademici.
A noi come Associazione - pur sensibili a questi temi - non compete dichiararci pro o contro: diamo però a tutti l’opportunità di farlo mettendo in linea il formulario per la raccolta delle firme.