Come preannunciato, dopo il diniego alla licenza per il piano di quartiere da parte del Consiglio di Stato, i promotori delle palazzine hanno prontamente presentato - il 23 settembre scorso - un corposo ricorso al Tribunale amministrativo cantonale (Tram).
La vicenda entra quindi in una nuova, importante, fase. Finora, con due successivi rifiuti da parte del Municipio e dal CdS, le autorità avevano per così dire “giocato in casa” fondando i divieti soprattutto sul parere del Dipartimento cantonale del territorio, di natura politica e pianificatoria. Il passaggio al Tram segna il passaggio ad una fase, molto insidiosa, in cui avrà maggior peso l’argomentazione giuridica.
Negli scorsi anni le autorità hanno più volte tergiversato perdendo l’occasione di statuire sul problema di fondo, la contraddizione tra un piano regolatore obsoleto che prevede l’edificabilità delle parcelle e le nuove leggi e i dispositivi di salvaguardia che di fatto l’impediscono. Avrebbero potuto, come da più parti e in particolare da noi richiesto, avviare la revisione del piano regolatore o perlomeno decretare una zona di pianificazione per avere il tempo necessario a studiare attentamente il problema. Hanno preferito soprassedere per passare la patata bollente al Tram, eventualmente in seguito al Tribunale federale. Non è mai buona cosa quando, per non sporcarsi le mani, le autorità abdicano alla loro funzione di guida e rinunciano ad esprimere progettualità delegando al potere giudiziario la soluzione di problemi complessi che richiederebbero un diverso tipo di approccio. Ricordiamo come nel recente passato questo atteggiamento abbia già provocato a Melide due vittime illustri, la Romantica e Villa Branca, alle quali i promotori delle palazzine si riferiscono espressamente nel loro ricorso per provocare una decisione a loro favorevole.